lunedì 22 aprile 2013

Se io fossi stata un'altra..


Se io fossi stata un'altra, sarei entrata in quella "casa" e al tuo abbraccio avrei risposto con un altro abbraccio ancora più stretto. In fondo, era quello che volevo.
Se fossi stata un'altra, alle tue provocazioni avrei risposte con domande precise, piuttosto che con sorrisi imbarazzati.
Se fossi stata un'altra, ti avrei invitato alla finestra e ti avrei chiesto di guardare insieme, perché una bellezza così è troppo per due occhi.
Se fossi stata un'altra, mi sarei avvicinata un po' di più anche io. Avrei preso la tua mano, che era attorno ai miei fianchi, e ti avrei chiesto di restare così per qualche giorno. Per sentirti vicino. Per sentirmi meno sola.
Se fossi stata un'altra, avrei giocato di più.
Se fossi stata un'altra, avrei appoggiato la mia testa alla tua spalla e ti avrei chiesto il perché di tutto il silenzio di questo mese.
Se fossi stata un'altra, ti avrei chiamato e ti avrei chiesto di raggiungermi perché un sole così è un peccato goderselo da soli.
Se fossi stata un'altra, alle tue frasi avrei risposto con un "dimmi dove sei che ti raggiungo adesso".
Se fossi stata un'altra, probabilmente, sarebbe finito tutto da qualche parte a fare l'amore che amore non è.

E invece sono io.
E io la faccio difficile. Io mi devo proteggere.
Ho una paura fottuta di te e di quello che sei per me.
Ho paura delle tue verità a metà, delle frasi che non mi dici, degli sguardi che mi lanci.
Eppure, ogni tanto, ho bisogno di sentire che ci sei. Non sei una mia invenzione. Esisti.
Perché sei stato "molla" e incoraggiamento, pur non consapevolmente. Mi hai fatto ridere ed emozionare e poi mi hai fatto arrabbiare e di nuovo ridere.
Con te è stato facile dire: "non so che ne pensi tu?" o "non so, pensaci tu". Io che a delegare non sono brava perché devo decidere sempre io e devo avere tutto sotto controllo. Con te era semplice farsi trasportare ed entusiasmare.
Tu, che anche l'altro giorno, mi hai preso per un braccio per trattenermi e mi hai guardato con lo sguardo come a dire "dove pensi di andare?" e io avrei voluto dirtelo chiaramente che se mi tieni così non vado proprio da nessuna parte.
Invece, ho lasciato che le cose facessero il loro corso. L'eterno tutto intorno di una città che non si ferma mai e noi che camminavamo fianco a fianco.
Sarebbe bastato prenderti la mano e dirti che mi sei mancato. Sarebbe bastato dirti che no, non sono innamorata di te ma sono comunque stanca di giocare.
Solo, che quando sono con te, le parole finiscono per sembrare inutili e banali. Tutti i dubbi, tutte le incazzature, tutte le cose evidenti che mi portano a pensare che non te ne frega un cazzo (e che sono una come tante, per te) non esistono più. Basta un tuo sguardo, una parola carina, un abbraccio per farmi pensare che mi basta così.
Ma poi, quando non ci sei, i dubbi tornano, si moltiplicano e mi tormentano le giornate.
Penso di essere inadeguata e incompleta e chissà quante altre cose.
E se così fosse non sarebbe neanche un grande dramma. E' la linea dell'indefinito che mi fa stare male. Forse, se te lo sentissi dire andrebbe meglio. Ma voglio che me lo dici, guardandomi negli occhi: che sono stata una delle tante, che quest'anno non è significato niente e che tutte le cose che mi hai detto erano solo belle frasi a contorno di tanti discorsi.
Voglio sentirtelo dire.
E poi ti lascio andare come è giusto che sia.

"Mi faccio molte domande su di te, a te invece ne faccio pochissime. Il guaio è che più chiedo e più mi coinvolgo. Vorrei che tu fossi insulsa o speciale." (Tutto torna - Giulia Carcasi)



Il post su Roma me l'avete chiesto tutte e ci ho anche provato ma non riesco a pensare a nient'altro, per ora. 
E' tra le bozze e a metà.
Arriverà comunque.

15 commenti:

  1. se fossi stata un'altra eppure sei tu. bel casino eh?
    ma fagliele quelle domande, pretendi risposte, anche dure anche scomode ma chiedi e ascolta. rimanere nell'indefinito è logorante e, benché tolga poesia e batticuore, certe volte servono delle etichette e delle definizioni, come con i bambini occorre spiegare e fare didascalie a quello che vedono. e anche il cuore in questo è bambino.
    ti abbraccio.

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    1. Ho letto il tuo post dell'altro giorno e l'ho pensato anche io. Ma perché, poi, è così difficile da mettere in pratica?

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    2. perché ci fidiamo troppo dei suggerimenti sghembi della nostra (??) intuizione e del tempo che, dicono, rivela ogni cosa... e siamo così pigre che mandiamo centinaia di sms scemi ma una domanda seria ci costa un rene. la chiarezza ci costa, si paga la fine dei giochi e delle sottigliezze, si paga il nero su bianco con i contorni definiti, quello da cui non si scappa, chiaro e impossibile da fraintendere.

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  2. ...se fossi stata un'altra, forse lui non si sarebbe legate a te in questo modo così particolare e sottile. Emme qui bisogna fare qualcosa, te lo dice una che ancora sto a chiedermi 'perchè non ho parlato' riferendosi a cose di anni fa.
    E' una brutta bestia, questa malattia che ci coinvolge, delle parole che non ci escono e della paura che ci paralizza. Ma alla fine, chi ne soffre siamo solo noi. Siamo noi le peggiori nemiche di noi stesse.
    Coraggio. Tira fuori quella voce, allunga quella mano. In caso, a piangerci su, poi, si fa sempre in tempo. Ma di logorarsi, adesso, non è più tempo.

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    1. Bì.. lo so. Hai ragione anche tu. Il coraggio. Ci vuole quello.
      Prima o poi arriverà e quella mano si allungherà. ;)

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  3. Piccola Emme, come sempre sono qui a dirti che sembri me, non molto tempo fa...
    E sapessi quante volte mi sono rimproverata di non aver parlato, non aver chiesto, non aver risposto a quell'abbraccio, a quella domanda. Mi unisco a chi ti dice di tirare fuori tutto quello che hai da dire, che è certamente un universo sconfinato e bellissimo, ma aggiungo che accadrà, un giorno parlerai e dopo ricomincerai a volare...

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  4. Avevo scritto cose intelligenti che blogger ha cancellato. Tipico.

    Ti capisco. Tu non sarai un'altra, ma c'è stata almeno un'altra come te.

    Mi fido del tuo istinto, e dovresti farlo anche tu. Tu lo senti, tu lo sai. Ci sono dei motivi per cui è passato tanto tempo, e ancora sei li.

    Questa situazione però vive in una dimensione che non è reale, e da li deve uscire. Questo equilibrio deve essere spezzato per far entrare la quotidianità, la banalità, anche, perché così non può essere vero.

    Non credo serviranno tante parole. Gli occhi negli occhi, quelli si.

    Ti abbraccio. Scrivici.

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    1. Cri..!
      Che ti devo dire? Hai già detto tutto tu. E' una dimensione non reale e da lì deve uscire. Parole sante.

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  5. Emme, poi migliora, promesso.

    Intanto mangia gelato e bevici su e ammorba le tue amiche di chiacchiere così stai meglio.

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    1. Gelato e bere. Sì.
      Gelato e bere. Mi sa che lo faccio. :)

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  6. Mai come in questo periodo ho capito che le parole hanno un peso e un'importanza. E il parlarsi, il comunicare sono fondamentali per la nostra esistenza... e bada bene...esistenza, non sopravvivenza.
    Diglielo, digli che ci tieni, che non vuoi più scappare.
    Diglielo. Ora. magari domani sarà già troppo tardi!

    Un abbraccio

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    1. Magari è già troppo tardi..
      Un abbraccio a te ;)

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  7. Carpe diem. A mie spese, è una cosa che so bene!

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  8. "Se fossi stata un'altra, ti avrei chiamato e ti avrei chiesto di raggiungermi perché un sole così è un peccato goderselo da soli."

    È vero. È proprio uno spreco, il Sole da soli.

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