martedì 20 maggio 2014

Àncora (ancòra)


L'odore delle melanzane fritte, dei suoi capelli ricci al cocco, del borotalco sulle canine scodinzolanti.
L'odore del negroni sbagliato, del profumo sul collo, della carne sulla brace, del vino rosso.
L'odore degli abbracci, dell'erba, della pioggia sulle strade.
L'odore del bucato fatto dalla mamma, del gel di mio fratello, del beauty pieno di trucchi di F., dei fiori davanti l'ingresso.
E poi l'odore delle strade di Roma, della pizza rossa, della vita tutta mia.
L'odore delle trecce castane di Gì, dei saponi della bionda, del bucato fatto da me.

C'è vita negli odori, c'è vita in tutti i posti che per ora chiamo casa (e sono più di uno).
C'è vita nei posti che non sono casa ma è come se lo fossero perché, poi, alla fine, è vero che basta che ci sia qualcuno che hai dentro il cuore perché tutto diventi improvvisamente e infinitamente giusto.
E la verità che io, quando mi abbracci, mi sento a casa e mi sento felice e sento che questi due anni sono serviti per farmi tornare. Più forte di prima.
Mantienimi quando tremo e non farmi vibrare troppo, mantienimi quando mi sgretolo e trova un motivo per restare, sempre.
Trovami un motivo per non farmi scappare.
Ti chiedo sempre troppo e corro, non mi fermo, sogno.
Sii la mia àncora, se ti va.
Diventa il mio posto dove tornare, diventa il mio luogo.
Ho bisogno di crederci e di scommettere su qualcosa che non riguardi solo me.
Credici anche tu, almeno un po'.