Maria si presenta alla gente con il cognome del marito.
Non è vanità: quel cognome è un cognome normale, come tanti altri. Non dice niente d'importante. Te lo perdi subito e fai fatica a ricordarlo. Ma è di suo marito, quindi è suo.
Lo porta a spasso fiera, lo mostra alla gente come fosse un gioiello prezioso, lo fa splendere al sole come si fa con le lenzuola di lino appena lavate.
Lei, Maria, quel cognome l'aveva tanto voluto e desiderato. L'aveva protetto dalle cattiverie della gente, dal tempo, dalle crisi.
Quel cognome è il legame che la unisce a lui ancora oggi che lui non c'è più. Perché un giorno di Maggio, quando ancora il sole fa cucù con le nuvole, lui se n'è andato. Sereno, con il sorriso sul volto, e la mano di Maria che stringeva forte la sua.
E' stata la prima volta che l'ho vista piangere. Le scendevano le lacrime e singhiozzava, talmente piccola che ti veniva voglia di abbracciartela forte.
Io, Maria, da bambina la guardavo e pensavo che era bellissima e anche oggi, che ha quasi settant'anni, penso che lo è.
E pensavo che mi piaceva che si sentisse talmente di "qualcuno" da volerne portare il cognome. E pensavo che a me, invece, mi hanno insegnato che io sono mia e che nessuno sarà mai così importante da meritarsi un pezzo di me.
La generazione di Maria non ha paura dell'appartenenza, dell'appartenersi.
E' stata la prima volta che l'ho vista piangere. Le scendevano le lacrime e singhiozzava, talmente piccola che ti veniva voglia di abbracciartela forte.
Io, Maria, da bambina la guardavo e pensavo che era bellissima e anche oggi, che ha quasi settant'anni, penso che lo è.
E pensavo che mi piaceva che si sentisse talmente di "qualcuno" da volerne portare il cognome. E pensavo che a me, invece, mi hanno insegnato che io sono mia e che nessuno sarà mai così importante da meritarsi un pezzo di me.
La generazione di Maria non ha paura dell'appartenenza, dell'appartenersi.
La mia scappa dalle relazioni: è precaria nel lavoro, nella vita e nei legami.
Che io, poi, la guardo Maria ed è tutto meno che antica: ha il rossetto sulle labbra e quando esco mi raccomanda di divertirmi, ed è stata madre dolcissima e guerriera allo stesso tempo, ed è stata comprensione e scudo per quell'uomo che tanto amava.
E un po' la invidio quella donna con i capelli chiari e il sorriso grande.
Perché io non so essere di qualcuno, non mi so regalare mai abbastanza e mi terrorizza perdere un pezzo di me. Che io voglio essere "uno" prima di essere la "metà di uno".
Che io sono quella che si butta su un lavoro e magari ci perde il sonno e un paio di pasti, che si scorda di chiamare e anche come si chiama. Che io prima di trovare un altro cognome devo dimostrare di meritarmi il mio.
Ma poi la guardo, Maria con un cognome non suo e la fede ancora al dito, e penso che lei ha capito tutto e io mai niente.
E penso che, forse, prima o poi lo vorrei uno con cui dividere, un po', un pezzo di me.
Che io, poi, la guardo Maria ed è tutto meno che antica: ha il rossetto sulle labbra e quando esco mi raccomanda di divertirmi, ed è stata madre dolcissima e guerriera allo stesso tempo, ed è stata comprensione e scudo per quell'uomo che tanto amava.
E un po' la invidio quella donna con i capelli chiari e il sorriso grande.
Perché io non so essere di qualcuno, non mi so regalare mai abbastanza e mi terrorizza perdere un pezzo di me. Che io voglio essere "uno" prima di essere la "metà di uno".
Che io sono quella che si butta su un lavoro e magari ci perde il sonno e un paio di pasti, che si scorda di chiamare e anche come si chiama. Che io prima di trovare un altro cognome devo dimostrare di meritarmi il mio.
Ma poi la guardo, Maria con un cognome non suo e la fede ancora al dito, e penso che lei ha capito tutto e io mai niente.
E penso che, forse, prima o poi lo vorrei uno con cui dividere, un po', un pezzo di me.