giovedì 29 gennaio 2015

Francesco


L'altro giorno eravamo sul treno. In ritardo.
Francesco seduto di fronte a me, il pupazzo di Francesco seduto accanto a Francesco, la mamma di Francesco posto finestrino.
Francesco ha gli occhi grandi, una fossetta sul mento, e le guance rosse rosse.
Parlavo con la mamma di Francesco e avrò detto "da quando sto a Roma" che è una cosa che dico spesso da quando sto a Roma.
Francesco che era seduto di fronte a me e accanto al suo pupazzo, mi ha guardata strana e ha detto: Maaaa, con la A allungata, maaaa tu sei andata a Roma?
E io ho risposto che sì, certo, sei stato pure a casa mia a Roma, non te lo ricordi più?
Francesco, con gli occhi ancora più grandi e la fronte corrucciata: maaaa chi va a Roma non perde la poltrona?
Allora, io e la mamma di Francesco abbiamo iniziato a ridere e non riuscivamo più a fermarci ma lui continuava a guardarci con gli occhi grandi, la fossetta sul mento, e le guance rosse rosse.
Scusate, che ridete? Si dice: chi viene a Roma perde la poltrona!

E ieri sera, che Valerio mi stava facendo guardare un film democraticamente scelto da lui, ci pensavo e sono arrivata alla conclusione che forse non ho perso nessuna poltrona solo perché non ne ho comprata mai una.




Sai, per la prima volta  ho scoperto una cosa nuova da quando vado giù, una cosa molto dolorosa.
Ho capito che quel paese non c'entrava più niente con me e né io con lui, con gli amici di una volta.
Il vero dramma dell'emigrato, lo sai qual è? Che gli manca la terra sotto ai piedi, se ne torna al paese e crede di stare bene.  
Non è vero niente. 
E allora, se ne torna in città e lì soffre di nostalgia.
-  Tre Fratelli. 
Francesco Rosi -

venerdì 16 gennaio 2015


E poi, nella vita, vorrei fare la ghost writer.

E tu, che sei nascosto tra le lenzuola blu, mi guardi con un occhio solo. 
Ma che dici, mi dici.

Mi riesce così bene fare l'invisibile.

Ma non fare la stupida, ma quando mai. E ridi. 
Mi prendi la mano, l'accarezzi. Io sono lì che ti guardo mentre mi guardi ed è tutto un gioco di occhiate che si ricambiano.

Per dormire uso una tua maglietta che mi arriva alle ginocchia e poi, alla fine, ci giro per casa come fosse un vestito. 
Ma a che ti servono le certezze, ma le vuoi davvero? continui a dirmi come se fossi in loop.
E, in effetti, che me ne faccio delle certezze se cambio idea continuamente, se non riesco neanche a sfiorarti una mano, se ogni volta che si concretizza qualcosa mi verrebbe da scappare.
Vedo lei che ti mette i mi piace sulle foto e ti scrive cose in una lingua vostra e però io non ho capito perché io sono sul tuo letto e lei no.

Vado a preparare il caffè e faccio le scale scalza. 
Non so neanche che sapore abbia il caffè che faccio per te, quanto mi fa schifo il caffè.
Ti sfioro la punta del naso e tu mi dai un bacio.

Pensavo alla sera in cui mi hai detto che non puoi rischiare con me.
E se una mattina mi sveglio e tu non ci sei più? E se una mattina ti svegli e mi dice che sei stanca di me? Come la rimetto in equilibrio la mia vita se ti do' tutto e tu te ne vai? 
Al massimo ti potrei insegnare a stare sulle punte o che ne so a fare un piquet. Se mi ricordo come si fa.

Stanotte ho sognato che mi chiamavi amore e mi sono svegliata incazzata con il mondo. 
Pensa quanto riesco a essere stronza.
E, allora, fammi spazio e abbracciami forte e restiamo per un po' così che adesso va bene, oggi va bene e domani chissà.



giovedì 8 gennaio 2015

Capodanno



A capodanno, in un momento di ubriachezza felice, che io ero seduta sul bidet, Lei si guardava allo specchio e mi diceva: sei felice? L'anno scorso, a quest'ora, a capodanno, l'anno scorso, eravamo appena rientrate dal funerale e abbiamo bevuto amaro fino alle 6 di mattina pur di non piangere. Quest'anno, questo capodanno, ora, sei felice? 
E io continuo a rispondere di sì, anche se casa non aveva una lucina di natale, anche se non c'era un albero, anche se mia nonna quella cosa continua a chiamarla "u mali tintu, ca pregamu u signuruzzu ca ni facissi a grazia".
Non lo so se il signuruzzu ci fa la grazia, so che ho scoperto che essere grandi o piccoli è solo molto relativo. 
Io, per esempio, forse sono anche grande ormai ma certe domande non riesco mai a farle e certe risposte mi spaventano come quando ero bambina.