sabato 1 agosto 2015

Ci sono giorni in cui penso che non è vero, che tutto questo dolore non l'abbiamo mai provato, che tu sei ancora con noi.
Invece, l'altro giorno, mentre mi accompagnavano a casa ed era notte profonda, ho realizzato che non ci sei più.
Come quando pensi a qualcosa e d'un tratto, nel momento più inaspettato, scopri la verità. 
Una verità che ti lacera dentro, qualcosa di così doloroso che vorresti strapparti la testa dal collo.
Ed è strano perché tutti i pianti, le veglie funebri, il tuo corpo senza vita non mi erano bastati.
Ho nutrito il sospetto che prima o poi ti avrei rivisto rientrare in casa con i jeans troppo bassi e una maglia colorata.
Ho nutrito la speranza che ci avresti detto che siamo delle "zanne", dopo l'ennesima uscita. 
Ho immaginato che saresti stato felice di vederci così tutti insieme, a mangiare una pizza e a ridere delle cose incredibili che solo nella nostra famiglia possono accadere. 
Eri troppo giovane per morire. Dovevi ancora vedermi laureare, finalmente come volevi tu a Roma. Dovevi esserci il primo giorno di lavoro di tua figlia. Dovevi usare gli occhiali da sole  nuovi quando eri a mare, comprare l'anguria per tutti, giocare per terra con le costruzioni dei tuoi nipoti. 
Dovevi ancora vedere tanti film, mangiare tutte quelle pietanze che cucinano le tue sorelle, arrabbiarti con noi perché non studiamo abbastanza, commuoverti perché, sì, siamo tutti un po' cretini ma ci vogliamo troppo bene.
Quelli che credono nella vita dopo la morte, io, li ammiro molto.
A me, invece, io, ho la sensazione che dopo la morte ci sia solo la morte e più ci penso e meno riesco a convincermi che, prima o poi, avrò reazioni più serene nei confronti di chi lascia questa terra.
Adesso che non ci sei più mi sembra di aver perso un po' di punti cardine.
Non so più quanto è alta la gente, che prima si divideva tra quella alta quanto te e quella più bassa di te - più alta di te, mai, era impossibile.
Adesso mi sento un po' persa, pietrificata dalla paura che una malattia qualsiasi se ne porti via un altro. 
E forse è che quando se ne va un pilastro è poi troppo difficile tenere tutto in equilibrio.