lunedì 4 maggio 2015

Ci pensi mai a nostro figlio?


Ci pensi mai a nostro figlio?
No, non fare quella faccia. Non sono impazzita, non del tutto. 
Ci pensi mai?
Alla faccia che avrebbe, alle sue mani, alla bocca, al colore dei capelli. 

Io lo immagino maschio e con il tuo naso. Però con il mio broncio. 
Se viene arrabbiato come me poi ci parli tu, poi ti direi tuo figlio ha fatto questo, tuo figlio ha fatto quello, e solo perché saprei che è troppo uguale a me.
Non voglio avere figli, non adesso, non tra un anno ma neanche fra cinque. Sono brava con i bambini degli altri, soprattutto con le femmine, ma non so se sarò mai pronta alle rinunce, all'abnegazione per un esserino minuscolo che ti crede infallibile.
Eppure quando la mattina mi sveglio e tu sei lì, accanto, che ancora dormi, penso sempre a nostro figlio.
A dove crescerà, ad esempio. 
Perché Roma proprio mai che potrei morire d'ansia nei suoi primi 13 anni di vita.
E io, invece, m'immagino con l'Inglesina al parco a prendere il sole e poi in una strada di campagna a insegnargli ad andare in bici.
Chissà quanti libri gli leggerei la sera e quante canzoni canticchierei per farlo addormentare. 
Vorrei che fosse ironico come te e risoluto ma anche un pizzico creativo ed emotivo. 
Vorrei, soprattutto, avere il coraggio di accompagnarlo sempre nel suo percorso senza forzarlo mai, senza imporgli mai i miei punti di vista, senza tracciargli una strada.
Ecco, quello che vorrei davvero per nostro figlio è la libertà. 
La libertà di essere sempre chi vuole, di essere felice, di poter provare tutte le emozioni che sente senza vergognarsi mai. 
La libertà di poter vivere un amore sbagliato, come il nostro, e di non avere tutti i dubbi che abbiamo noi, di non doverlo nascondere mai.
In fondo, che senso ha guardarti dormire, non chiudere occhio neanche per mezz'ora, guardare il sole spuntare, accompagnarti al treno e vederti partire?
Che senso ha continuare pur sapendo che, il nostro, è un rapporto a tempo.
Lo senti il ticchettio dell'orologio? 
Il brutto di leggere molto, scrivere ancora di più, guardare tanti film è che finisci per sceneggiare anche la tua vita.
Ho già scritto la scena in cui, un giorno, vieni da me e mi dici che ti sposi o che fai un figlio o che parti per qualche paese lontano di cui non ricorderei mai il nome per intero. Tipo il Turkmenistan, che ho dovuto googlare per essere certa della sua esistenza e che, comunque, non saprei collocare sul mappamondo. 
Magari tu in Turkmenistan e io di nuovo in Sicilia così un figlio non lo facciamo di sicuro e tu puoi tornare a respirare.
Eppure sarebbe bello con il tuo naso e i tuoi capelli e, forse, anche le tue spalle. Eppure mi pare un peccato sprecare tutto questo amore, gli abbracci, i baci, le carezze, le risate, gli attacchi di panico, i pianti, i messaggi, le spunte blu di whatsapp, l'abbonamento premium a spotify, la pasta al pesto di pistacchio, il mio spazzolino nel tuo bagno, il Syrah, le serie tv in inglese, i film lasciati a metà. 
Vorrei andare a Dublino quest'estate, tu a Berlino.
Magari ci incontriamo a metà strada ma, nel frattempo, dimmi: ci pensi mai a nostro figlio?