lunedì 31 marzo 2014

Diritti imprescrittibili del lettore


Ci sono i culture days a Roma.
Alcune librerie fanno il 15% su tutti i libri. Anche quella sotto casa mia che è sempre vuota e invece, in questi giorni, è piena di gente.
L'altro giorno, seguivo con l'indice i profili dei titoli sulle copertine, quelli in rilievo, quelli un po' lucidi. L'indice, alla fine, era pieno di polvere. 
La gente mi faceva spostare da una parte all'altra: signorina, mi fa passare? Scusi? 
Ho preso libri a caso, ne ho contati 4 che vorrei, altri che forse un giorno. 
La finissi di comprare libri sarei ricca e piena di vestiti e forse anche più bella: Due libri/una ceretta, un libro/ una maglia da H&M, tre libri/ un vestito da Zara.
Niente: compro libri, mi faccio un sacco di problemi, penso a tutte le cose che vorrei dire e che invece poi non dico.
Chissà come sarei se i miei genitori non m'avessero insegnato l'amore per le parole, chissà se invece di libri m'avessero comprato Barbie gira la moda.
Ho conosciuto una bambina che da grande vuole fare la stilista e odia leggere, però le piace che legga io. Dice che sono brava. Secondo me, è tutta una tattica per non leggere i libri da sola.
Ho sentito il padre dirle che leggere sarà pure noioso ma, alla fine, sai che soddisfazione? 
Mentre glielo diceva, lui, era davanti la tv e accanto aveva il pc. 
Non so, non mi sembra il modo migliore per far venire voglia di leggere a un bambino. 
Se mai avrò dei figli, vorrei scrivere, con dei pennelli, gli imprescrittibili diritti del lettore su un muro della loro stanza.
1. Diritto a non leggere
Glielo colore di verde o di blu.
2. Il diritto di saltare le pagine.
I diritti del lettore io li ho scoperti che ero grande, quando già avevo imparato ad avere i sensi di colpa se saltavo le pagine o se non finivo un libro e tutt'ora non riesco a farlo perché penso che non è giusto essere così superficiali. 
Invece, il mio professore d'italiano del liceo mi diceva che era un mio diritto e a me sembrava grandioso. Potevo leggere a caso e nessuno avrebbe detto niente. Nessun Dante o Foscolo si sarebbe rivoltato nella tomba, neanche Goethe poteva lamentarsi se sbadigliavo mentre leggevo il suo giovane Werther e Flaubert m'avrebbe capita se provavo un odio smisurato verso Madame Bovary.
3. Il diritto di non finire il libro. 
Potevo leggere Moccia o Sciascia, Pirandello o Murakami. Potevo per un giorno immaginarmi con Naoko in un centro di cura in Giappone e il giorno dopo a Roma con Diego e Antonia a bere vino rosso e mangiare gelato al pistacchio. 
Ecco: alla bambina, che vuole fare la stilista, volevo spiegare questa cosa delle possibilità. Degli orizzonti che vedi attraverso un libro. 
Ma una cosa così, non la puoi spiegare senza cadere nel banale. 
Come si spiega il senso di pace che senti dentro una libreria, meglio se piccola. La gioia nel parlare con il libraio, di lui che ha ereditato la libreria dal padre che l'aveva ereditata dal padre. I libri in alto, quelli pieni di polvere, quelli che non si possono toccare, quelli che odorano di vita di gente che non conosci. 
I libri che raccontano la tua storia anche se tu non l'hai mai detta a nessuno, quelli che non sopporti e vorresti lanciare per aria, quelli che hanno la copertina colorata, quelli che hanno un bel titolo, quelli che ti fanno piangere, quelli che magari li avessi scritti tu.
4. Il diritto di rileggere.
5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa.
6. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa).
Da bambina, appena finita la scuola, mi facevo portare in libreria. Sceglievo le mie letture per i mesi di noia che sarebbero venuti. A 12 anni ho letto "Il gattopardo" a 13 ho iniziato "I promessi sposi", in mezzo ci mettevo le letture da ragazzina. Ci mettevo il libro cuore, piccole donne, va dove ti porta il cuore, Anna Karenina. 
Leggevo Fabio Volo e poi iniziavo "La sonata a Kreutzer".
E Baricco, Erri De Luca, Stefano Benni, Giulia Carcasi, Kerouac, Terzani, Tabucchi, Bronte, Camilleri.
Le mie letture non hanno mai avuto una logica. 
Non li sopporto quelli che decidono a priori cosa è degno e cosa no. 
Ho letto le 50 sfumature e le ho odiate, talmente le ho trovate banali. Ho letto la saga di Twilight e alla fine mi è anche piaciuta. Ho letto tutto Harry Potter e penso che una cosa del genere, così potente, così ben fatta, è davvero straordinaria.
7. Il diritto di leggere ovunque.
8. Il diritto di spizzicare.
E tutti questi pensieri mi sono venuti mentre con l'indice scorrevo i titoli dei libri della libreria sotto casa, sezione novità.
E pensavo a quanto altro vorrei leggere, quanto altro vorrei dire. 
9. Il diritto di leggere ad alta voce.
10. Il diritto di tacere.

Questi 10 imprescrittibili diritti erano nella parete destra della mia classe del liceo, vicino a una mia compagna di classe che aveva sempre un maglioncino azzurro. 
Li avevamo scritti per ricordarci che leggere, alla fine, è un piacere ed è scoperta, amore, curiosità. 
E mi ricordo che il professore d'italiano ogni tanto ci dava dei titoli e alcuni sbuffavano, che chepalle un altro libro da leggere, e io, invece, ero contenta.
Che poi era bello tornare in classe e dire: bah, secondo me 'sta Metamorfosi è una cagata pazzesca. 
O, che ne so, innamorarsi di Teresa attraverso le parole di Jacopo, anche se per lui erano le ultime.
Io non lo so quando ho capito che nella vita mi piaceva scrivere, probabilmente proprio in quegli anni. 
Io non lo so se nella vita sarò mai capace di scrivere davvero.
Però so cosa mi fa ancora emozionare ed essere così serena.

E niente, se siete a Roma, in questi giorni, un occhio ad una libreria io lo darei.
Che il 15% non sarà chissà cosa, ma almeno è una scusa.

(Questo post non è stato sponsorizzato da nessuno.
Neanche dal comune di Roma.
Purtroppo!)

p.s. I diritti del lettore, secondo me, valgono anche per i blog.

lunedì 24 marzo 2014

Vieni a vivere come me


"Vieni a vivere come me.
Vieni a vivere come me.
Com'è che non ti muovi? 
Com'è possibile?"

Ieri ho fatto le pulizie che era quasi l'una (di notte).
Ho cenato con la carrot cake.
Ho bevuto latte di soia. 
Ho guardato un programma ma su rivideo. Ho pianto.
Ho visto l'ultima di Grey's anatomy, sottotitolata in italiano.
Mi sono addormentata, in mutande, alle 2.

Allora, ho pensato che sarei una pessima compagna io.
Perché non cucinerei se non ho voglia e ci sarebbe sempre il cesto dei panni sporchi pieno.
Sarei una pessima madre perché non ci sarebbero verdure e per cena permetterei anche il dolce pieno di Nutella.
E la mattina non parlo.
Non ho voglia di scegliere tra la vita che sogno e quella che dovrebbe essere quella di una donnina perfetta da sposare.
Che poi, volete davvero la perfezione? Una moglie che ha il pollo in forno e la casa che splende, il colore appena fatto, il rossetto rosso?
A me la perfezione spaventa. Sono certa che prima o poi si rompe e nelle crepe ci entra lo sporco e una perfetta le crepe e lo sporco non lo reggerebbe mai.
Io, sono così: imperfetta. Piena di crepe.
E di ansie, di paure. Ho bisogno di qualcuno che mi dia certezze ma che mi lasci spazio.
Voglio addormentarmi tardi, fare il bucato di notte, sedermi per strada, ridere se mi va.
Vorrei innamorarmi di qualcuno che mette il materasso per terra e mi dice che "al mal di schiena ci pensiamo nell'aldilà", che mangeremo scatolette, che i piatti se non mi va di farli subito magari li facciamo domani insieme.
Sarei una pessima compagna ma mi piacerebbe ascoltare tante storie e non sbufferei mai, non mi stancherei di sentire le tue stanchezze, di guardarti sognare, d'incoraggiarti a osare.
E anche i miei figli, se mai ce ne saranno, saranno liberi di andare, di sbagliare, di cadere.
Mangeranno schifezze e ci sarà qualche nonna che storcerà il naso, studieranno storia se vorranno o filosofia. Scriveranno su pezzi di carta trovati per casa, come me.
Balleranno per casa, se va a loro.
Sto sognando una vita semplice, una di quelle che puoi finire quando vuoi.
Che se un giorno ti stanchi di me, puoi tornare sui tuoi passi salutandomi con tenerezza, aprendo la porta di casa e dicendo ciao ma non come fosse un addio ma solo un "sono felice di aver passato un po' di vita con te, ma adesso basta".
Non so se una vita così mi piacerà per sempre o se un giorno sognerò "la villa, due figli, un cane, la settimana bianca e il mese a mare". Non lo so.
Per ora, ho sogni piccoli come me.
Come un bicchiere di vino rosso da bere davanti un camino, un libro, due chiacchiere, un abbraccio, un po' di magia.
Un amore che non è un obbligo ma una scelta, un domani costruito ogni giorno perché si vuole in due. 


martedì 18 marzo 2014

140 caratteri. Più o meno.

Questo è un post senza un filo logico.
Come se fossi su twitter e stessi scrivendo in 140 caratteri ma con qualche carattere in più.

- Chi l'ha detto che gli italiani sono i più chiassosi? Avete mai viaggiato con una famiglia (madre, padre, due figlie) di americani? Il risultato è tutto un: passami le patatine, prendi la mappa di tutta Italia e srotolala sul tavolinetto del treno, facciamoci un selfie, beviamo tutte le bevande che la macchinetta ci offre, alziamoci a prendere cose dalla valigia. Facciamo sapere al mondo, almeno a quello che ci capisce, tutti i nostri spostamenti. Mai un minuto in silenzio, mai un secondo a farsi ognuno i cazzi suoi. No. Si condivide tutto. "Uuuuh guarda, Britt ha pubblicato la foto della figlia. Guarda quant'è carina. Qui di sicuro aveva appena finito di fare la cacca". What?

- La probabilità che su Italo il wifi funzioni è alta tanto quanto quella di trovare la scritta "hai vinto" dentro una confezione di Kinder Bueno. E due ore a smadonnare perché non riesco a entrare nell'email e neanche su whatsapp mi sembra una cattiveria. Italo, prendi nota.

- L'anno scorso a Marzo nevicava. Ad Aprile avevo ancora il cappotto. A Maggio avevamo iniziato timidamente a usare il giubbino in pelle.
Spiegatemi perché, quest'anno, a marzo è arrivata già l'estate. Non sono pronta per duemila motivi che riassumiamo agevolmente in: non ho un cazzo da mettere, il mio armadio è vuoto, devo ancora perdere quei 5/6 kg prima di tornare a indossare maglie a maniche corte (e qui nessuno sta pensando al costume).
Mi oppongo. Datemi almeno il tempo di fare un po' di soldi e andare a comprare un po' di roba di cotone.

- Il tempo: chi lo ruba? Chi se lo prende? Perché, com'è possibile che un secondo prima sono le 22 e il secondo dopo sono già le 3,30?

- Torneranno giorni felici?
Smetterò di pensare che è tutto infinitamente sbagliato?
Sì?

lunedì 3 marzo 2014

Nudità


Mi spoglio per un attimo dei pensieri.
Mi spoglio completamente.
Ho i piedi che sembrano due ghiaccioli e le mani fredde, ma per me non funziona mai quella cosa di "mani fredde, cuore caldo".
M'immagino un "tu" immaginario.
Uno che si chieda perché mi ostino a non usare un pigiama visto che ho la pelle d'oca un poco ovunque.
E, questo "tu", aspetta che lo raggiunga sotto le coperte anche se vorrò riscaldarmi i piedi tra le sue gambe, anche se metterò le mie mani sulla sua schiena. Un "tu" che prenderà un po' del mio freddo per farlo diventare suo.
Dormo nuda. Riesco ad addormentarmi che fuori è già giorno. Manca poco e suonerà la sveglia.
Ma "tu", quello che sto immaginando che m'accarezza i capelli, neanche ci sei. Forse, neanche esisti.
Cullami un attimo e ferma sto cuore che batte più forte che mai.
Però, se esisti, fammi un cenno così capisco che non sto aspettando invano e io continuo ad aspettarti. Buona, in silenzio, come diceva sempre la maestra: se state buoni, in silenzio, il più buono ha una sorpresa.
Facciamo che la sorpresa, se sto buona e in silenzio, sei "tu".
E dimmi che un giorno arriverai e mi sveglierai con un bacio sulla fronte e poi magari io ti dirò di restare un po' abbracciati, che non ho voglia di andare da nessuna parte e invece tu devi proprio scappare a lavoro.
Ti chiederò, sorridendo, di fare l'amore e tu mi dirai non mi tentare.
Ancora un po', ancora un altro poco.
Allora, sarò in ritardo anche io e dovrò dire che la metro era bloccata, oppure qualcosa m'inventerò.
E poi, la sera tornerò da te e a quel punto chiamerò casa un posto soltanto e casa, probabilmente, sarai tu.
E litigheremo tanto e mi dirai che sono difficile e io sbufferò.
E avrai i capelli, bè, non so.. come li avrai i capelli?
Questo letto è troppo grande senza di te, uomo immaginario che vive nella mia mente e che mi tiene per mano quando faccio i brutti sogni.
Roma, invece, è troppo piccola perché ti vedo ovunque e invece non ci sei da nessuna parte.
Allora, penso a come potrebbe essere il nostro incontro.
Come oggi ai Fori Imperiali che c'erano le bambine vestite da principessa e i bambini vestiti da poliziotti.
Allora, ti cercavo tra la folla e avrei voluto trovarti a guardare il cielo, che era azzurro e senza nuvole, per chiederti se anche tu pensi che sia bellissimo.
Con il culo che ho, invece, se t'incontro sei con la tua fidanzata storica e le stai tenendo la borsa mentre lei guarda il cielo. O, ancora peggio, stai spingendo un passeggino.
Con il culo che ho, invece, "tu" forse già esisti e io so chi sei ma so che non mi vuoi anche se mi scrivi cose bellissime che ho imparato a memoria mentre, in questo letto enorme, tento di addormentarmi.
Con il culo che ho, le cose bellissime che hai scritto a me, le hai scritte anche a qualcun'altra (e che magari è anche la tua fidanzata).
Allora, una mia amica mi ha detto che non devo imparare a memoria le cose che mi scrivi ma devo cercare di ricordare che non sei mio.
Solo che "non sei mio, non sei mio, non sei mio" non suona bene come ninna nanna.
E lei dice che un giorno arriverà qualcuno che quelle cose le scriverà a me e mi vorrà come io voglio te.
Non le credo.
Mi sono talmente abituata a smezzare la felicità che "tu", se esisti, di sicuro sei già di un'altra.