sabato 29 giugno 2013

Le favole al contrario


Non lo voglio sapere quando è amore. No. 
Voglio sapere quando non lo è.
In fondo, ho sempre fatto confusione. 
Ho pensato di essere innamorata e non lo ero, ho pensato di amare e poi forse chissà. 
Allora, ditemi quali sono i segni di un non amore e come si gestisce.
Che se io non ti amo e non ti stimo e non ti voglio, tu per me non esisti.
Nel non amore c'è libertà. La libertà di essere me stessa, di non doverti piacere per forza, di ridere quando mi va e di non sentirmi scema se tu non mi capisci.
Nel non amore, io posso dirti di lasciarmi in pace quando voglio stare sola, perché se ti amassi ti vorrei lì proprio in quei momenti. 
Nel non amore, posso chiederti di essere assolutamente sincero con me e non mi offenderei mai. Tu mi dici che con quel vestito, con quei capelli, con quegli occhiali sono un cesso e a me scivola. Se ti amassi, m'importerebbe quello che pensi di me e tutto sarebbe falsato in un fare per ricevere approvazione.
Il non amore non è poi così male come dicono. Se io non ti amo e tu non ami me, se io vivo senza di te e tu anche, non abbiamo davvero "bisogno" l'uno dell'altro. 
Che io non voglio avere bisogno di nessuno. Voglio avere bisogno di me stessa ed è una cosa su cui sto lavorando e non so se ci riesco.
Tanto, poi, anche se fosse amore finirebbe comunque, prima o poi. E allora, tanto vale, cominciamo dal non amarci. Stiamo insieme perché così non siamo soli. Stiamo insieme perché la gente che ti vede sola pensa che tu sia infelice per forza (che poi anche no, ma chi glielo spiega?).
Non amiamoci che è più facile. Non innamoriamoci che è anche meglio. 

E non lo so perché scrivo queste cose adesso, ma ci penso da ieri e a qualcuno dovevo dirlo. 

martedì 25 giugno 2013

"Sento il mare dentro una conchiglia: Estate!"


Il libro delle vacanze che mi facevo comprare appena suonava l'ultima campanella dell'anno.
Il panino al latte che solo a Catania, che solo mia nonna sapeva come riempirlo di nutella fino a farmi sporcare gli angoli della bocca, quando tornavo stanca e stremata dal lido.
La doccia con l'acqua fredda, congelata.
I gavettoni che partivano per scherzo e poi finivano come in una guerra: gli appostamenti dietro le siepi, le secchiate d'acqua che ti coglievano di sorpresa e ti lasciavano bagnata e sorridente.
La colazione delle 9 con la granita e la brioche fatte in casa oppure con il latte e cacao che "da casa non esci se prima non mangi!".
I compleanni aspettati, desiderati, voluti. 
La torta con il gelato, le candeline da soffiare, un sogno da fare avverare ogni anno diverso.
I vestiti leggeri, quelli sopra al ginocchio.
I balli di gruppo da ballare fino a quando non vengono le bolle ai piedi e poi sforzarsi di non piangere quando le bolle arrivano e fanno un male cane.
Le belle di notte fucsia e gialle davanti la finestra di casa.
I "cristalli" preziosi da cercare in spiaggia con cugine e fratelli per vedere chi ne trova di più e chi ha il tesoro più grande.
Il pane caldo del nonno a metà mattina, con sale e olio e basta che sembrava la cosa più buona del mondo.
La notte di San Lorenzo per guardare le stelle e sperare di vederne cadere una e alla fine, accontentarsi di quella più luminosa che sembra essere nel cielo solo per te.
L'odore delle zagare.
La Pepsi da mezzo litro, ghiacciata, da sorseggiare alle 12 mentre si passeggia in un viale assolato.
Le dita a grinze dopo che sei stata in acqua per ore. Le dita a grinze e la bocca viola.
Stare fino a tardi sul dondolo con una birra e un paio di amici.
Le grigliate serali.
Quella voglia di vita che, non si sa perché, arriva solo d'estate tutta insieme. Perché d'estate c'è il sole, perché siamo tutti più felici, più innamorati, più.. 

Da bambina amavo questi tre mesi di libertà, di dormite infinite, di gelati e giochi con le mie cugine. Poi, più cresci e meno ci fai caso.
Sono mesi come altri, solo più caldi, fastidiosi e psicotici. 
La corsa alla vacanza a tutti i costi che, poi, di rilassante non ha assolutamente nulla e l'ossessione della dieta.
Ho cominciato a preferire, con il tempo, mesi più anonimi come Ottobre e Marzo perché mi sembra che ci sia una maggiore possibilità di rilassarsi e ascoltarsi. 
Ma Giugno e Luglio mantengono quella bellezza che solo loro riescono a darci, quella voglia di stare insieme e stretti e abbracciati fino a tardi che la mattina la sveglia suona lo stesso ma nessuno sembra preoccuparsene davvero.
Avrei dovuto fare un post con le dieci cose che amo dell'estate, come mi aveva "suggerito" Giulia (che io adoro!), ma non mi riusciva e allora ho scritto di getto tutti i ricordi più belli delle mie estati.
Questo è il risultato. 
E i vostri ricordi più belli?



giovedì 13 giugno 2013

"Ti ricordi che sei femmina, vero?"


Non ho esattamente voglia di cose allegre nè di scriverne. Scriverei cose senza senso, senza punti, senza pause. Mi trovo a scrivere lettere a Lui, a me, alla me di domani, a quella di ieri.
Ma che palle!
Non ho aperto un blog per farlo diventare il muro del (mio) pianto.
Quindi, punto e a capo.

Questa mattina dopo una notte d'inferno (l'ennesima, ormai), mi sveglio e inizia la solita giungla casalinga.
Io che la mattina non parlo, mugugno come vi ho già ampiamente detto qualche post fa, io che ho una famiglia di gente che si sveglia e non fa altro che vomitare frasi.
"Buongiorno, come stai? Dammi un bacio" -  mia madre.
"Io vado. Ci vediamo dopo. Ma quello l'hai fatto? E il cane dov'è?" - mio padre.
Mentre Fratello1 canta dalla sua stanza e Fratello2 s'incazza perché lui è come me.
"Ma ieri che hai fatto? Sei tornata tardi? Hai mangiato? Cosa? Com'era? E oggi che fai? E dopo?" - mia madre.
Io rispondo per monosillabi: "Sì. No. Forse" o al massimo con suoni onomatopeici "Ehm, Uhm, mmm, Eh". Lei capisce, prende e va' via.
Tranne stamattina.
"Emme, truccati un po'. Sembri una morta!"
"No!"
"Almeno i capelli te li sei fatti?"
"Uhm"
"La maglietta non si può guardare. Stirala!"
"Mamma, sono già in ritardo. Tanto appena  mi siedo in macchina, si fanno le pieghe un'altra volta!"
"Ti ricordi che sei femmina, vero?"
"Ogni tanto"
"Io alla tua età..". Sospira.
Finisco la frase per farla felice, "Avevi già un figlio di un anno. Ciao Ma'!". Rido.
Lei non si scoraggia neanche di fronte a questo: "I tuoi fratelli non uscirebbero mai con una maglietta non stirata. Loro stanno delle ore davanti allo specchio!". Lei pregusta la vittoria.
"Quindi?", le rispondo annoiata.
"Quindi.. quindi..", spaesata, "quindi, dove ho sbagliato con voi?".
Non rispondo. Tanto non ce n'è davvero bisogno.
Chiudo la porta di casa che lei continua a parlare. Sul vialetto, mi placca il nonno.
"Levimi 'na curiosità, ma chissi capiddi fatti su?", che per i non siciliani vuol dire: Toglimi un dubbio, ma ti sei pettinata i capelli?
E io non lo so. Mi guardo allo specchietto della macchina.
Ho i boccoli/ricci/capelli mossi che, alla fine, potremmo semplicemente definire capelli alla cazzo, ho questa faccia bianca cadavere che non prende sole da anni, le occhiaie, la guancia fatta ancora di cuscino, la maglietta spiegazzata e penso che hanno ragione loro.
Poi, guardo l'orario: merda, sono in ritardo come sempre.
Pensa, se la mattina dovessi fare tutto quello che dice lei a che ora arriverei.


sabato 8 giugno 2013

Le "Emme letture" #1: La Luna blu di Massimo Bisotti


Su facebook girano frasi, girano link, girano foto con frasi.
Del fatto che non sopporti chi, su quel social network, si esprime solo in quel modo e non riesce a scrivere qualcosa di suo e che anche per dire "vaffanculo" utilizza post con foto di Rihanna che mostra il dito medio ne parleremo un altro giorno.
Comunque, in mezzo a quell'accozzaglia di cose sdolcinate e/o depresse, a volte leggo citazioni che mi piacciono.
Questa, per esempio, mi aveva colpito in un periodo che si dormiva poco (non in questo, in un altro) e che pensavo spesso a una storia senza senso: "Fai rumore nei sogni di qualcuno solo per farlo svegliare con il cuore felice. Altrimenti lascialo dormire."
Io che mi fomento subito, ho pensato che l'autore dovesse essere un genio e che il libro dovesse essere assolutamente mio.
Così, complice una mia amica che continuava a ripetermi di comprarlo, durante l'ultimo viaggio a Roma, sono entrata alla Feltrinelli con l'unico obiettivo di comprare "La luna blu -  il percorso inverso dei sogni" di Massimo Bisotti.
Sono uscita da lì con cinque libri, ma anche questa è un'altra storia di una malattia conclamata (C.L.C.D: Compro Libri Come se non ci fosse un Domani).
Ho cercato di leggerlo, lo giuro. In fondo, ho letto anche le sfumature (solo quelle grigie perché non ho avuto il coraggio di continuare) e sono sopravvisuta. Ma no.
Mi perdoni Massimo Bisotti, l'editore e anche chi ha apprezzato la storia ma per me è un NO.
No perché la storia non esiste, no perché sembrano tante frasi scollegate tra loro, no perché in certi punti ti perdi e non capisci più dove si voglia andare a parare.
Ma andiamo per gradi.
La trama, copiata&incollata da Ibs, è questa: 
Una storia, un incontro un racconto: lievi spunti cronologici spazio temporali, eppure i tre protagonisti, Meg, George (il sogno), Demian, (la realtà) tengono sospeso il lettore pagina dopo pagina. Gli interrogativi dominanti: che cosa succederà? Si incontreranno? Si ameranno? Una traccia che dà via via le risposte che il lettore desidera, inoltre la riflessione incalzante dell'autore, sull'amore, sulla vita, sulle relazioni offre a chi legge una visione profonda e sofferta del vivere quotidiano: "una faccia che dev'essere quella perché quella ormai tutti conoscono e non la puoi tradire". "Sembra che la felicità non stia nello stare bene ma nel tornare a stare bene, altrimenti nemmeno te ne accorgi se sei felice". Ciò che colpisce è che Meg, la protagonista per realizzare il suo " sogno" e per liberarsi di "quell'ombra nera che copre il blu quando ci sentiamo rifiutati, non voluti, incompresi, messi in un angolo", compie un cammino dentro la sua anima. "Tutta la vita è un viaggio verso e dentro noi stessi".

Già dalla descrizione del libro qualcosa la dovevo intuire ma io sono testarda e ho perseverato. I bei pensieri che stanno alla base sono molto profondi, fanno riflettere, alcuni li ho anche sottolineati e mandati alle amiche (sì, lo faccio spesso. La chiamo condivisione di cose belle). Ma non c'è una storia.
Meg, George, Demian fanno solo monologhi lunghissimi sull'amore, sulla vita, sul senso delle cose che ti verrebbe di fermarli e dir loro: "oh, ma na risata, ogni tanto, fatevela!".
E invece no, questa sogna e pensa che è una cosa reale poi scopre che uno scrittore (in coma) può darle tutte le risposte che cerca. Quindi, che fa? Parte per Londra a trovare questo scrittore (sempre in coma). All'ospedale a Londra la faranno entrare nella stanza di degenza e nessuno che le dica "signorina ma lei non è una parente, non è la fidanzata, chi cazzo è?". 
E lì, Meg comincia a leggere il libro  di Demian a Demian stesso. E io già mi sono persa. Perché di libri strani ne ho letti ma così tanto no. 
Massimo caro, sei pure bravo a scrivere delle frasi ad effetto che ti entrano in testa come un tarlo, ma un libro è un'altra cosa.
Così siamo bravi tutti. 
Anche perché poi leggo certi blog belli da morire (e sono tanti) e ultimamente mi drogo di Stazzitta che se non la conoscete che campate a fare, e mi chiedo com'è che uno come Bisotti pubblica un libro e lo vende e una come lei no. Perché una Stazzitta che riesce a scavarsi l'anima, a metterla nero su bianco non ha scritto 10 libri e un paio di best sellers e Bisotti e Moccia invece sì? 
Non c'è meritocrazia in questo paese.

Comunque, ci sono parti che mi sono piaciute, che sono salvabili anche se sembrano messe lì a caso (oppure sono io che sono cretina e non capisco). Una in particolare la lascio qui:
Ti sto chiedendo amami.
Ti sto chiedendo arrampicati sulle mie parole verticali, lanciandoti, imparando a indossare anche il paracadute dei miei silenzi. 
Ti sto chiedendo amami.
Cha quando avremo le vertigini faremo attenzione a non guardare giù, per volare ancora e per ridarci le radici, che il posto non è il luogo, il luogo è l'amore ed è in ogni dove.
Ti sto chiedendo amami.
Non restare sulla porta e non lasciarmi sulle scale, affidandoti all'equilibrio che i tuoi piedi già conoscono, è solo il primo passo ad avere tanta paura.

Vedete che è anche bravino? Solo che è meglio che scrive cose così, brevi. Magari anche le frasi dei biscotti della fortuna o dei baci Perugina andrebbero bene.


(La foto è fatta da me in aeroporto quando ancora pensavo che fosse un bel libro!) 

giovedì 6 giugno 2013

L'alba del giorno dopo (ma anche del giorno prima)


Questa è la seconda alba che guardo in due giorni, ergo non si dorme un cazzo qui. I motivi sono più o meno piacevoli, le dodici ore notturne che impiego pensando, un po' meno.
Escono i mostri quando pensi oppure esce la roba noiosa, quella della routine, tipo: "devi comprare questo, devi tagliare i capelli, devi studiare". Roba angosciante per una che non ha mai tempo anche se non si sa bene cosa fa nella vita.
Ultimamente scrivo. Un po' di qua e un po' di là. Mi leggo sulle bacheche facebook della gente che mi condivide, che ci mette i cuori sopra e che poi scrive che è emozionante leggermi.
Emozionante, che paroloni.
E poi c'è questo blog e voi che commentate sempre e voi sì, siete emozionanti. Perché scrivete che "sono bella da piangere" e io un po' piango davvero. Tanto dicono faccia bene.
Insomma, penso e ripenso e prendo decisioni. Poi le cambio perché le decisioni notturne, di mattina, sembrano sempre una stronzata colossale.
C'è quella foto che pensavo potesse far male e invece ho sorriso e ho pensato "cacchio che belli". Magari, ridevo per gli aperitivi a base di vodkalemon e patatine oppure perché in questi casi si ride. Però, davanti alla bellezza oggettiva che fai? Sei tu che non c'entri, loro sono belli.
Sei tu che potevi anche evitare di entrare in un vortice così. Che loro sono loro e tu, ultimamente, ti stai solo incasinando la vita.
Non che mi dispiaccia.
Mi pare almeno di viverla che prima era tutto un: università, casa, "amore come stai oggi? Com'è il tempo lì?", pranzi, cene e "amore buonanotte a domani". Che quella non è vita, piuttosto è vederla passare.
E quindi, loro sono belli e io non lo so. Mi sento Rosella quando Ashley piange la morte di Melania. E lei dice: "Ma me lo potevi dire prima che l'amavi". E ci vorrebbe una voce fuori campo che le dice: "Porca miseria Rossè, è stato sposato con lei per tutti questi anni e te lo doveva anche dire che l'amava? Pure tu, figlia mia datti una svegliata".
In fondo, Ashley secondo me era un cesso e lei aveva un marito niente male. Ma le cose si capiscono dopo, probabilmente.
Come io capirò dopo l'errore fatto. Un giorno, quando sarò vecchia e sola, penserò a Lui e farò "aaah" perché non potrò dire altro. Solo "aah". Come a dire: avrei avuto una bella casa, una bella macchina, dei bei bambine, delle belle vacanze. Sarebbe stato tutto bello. Ma tu, no. Tu vuoi la vita e allora tienitela la vita. Ne riparliamo tra trent'anni.
Invece, lui vuole ancora me che della vita dice che non se ne fa nulla. Mi porta i regali, mi manda pensieri, mi lascia sguardi che sanno d'amore. Ma il mio cuore non batte e ancora nessuno mi ha insegnato i comandi, perché se li sapessi li userei. Gli ordini al cuore non si possono dare, è un muscolo involontario ed è l'unica cosa che ricordo di biologia.
Gli ordini alla testa invece sì. E alla mia testa ho detto che via uno e via anche l'altro, che sola si può e che no, non ci penso nemmeno a tornare a testa in giù su un water.
E poi, basta. Sono le 5.21 e ancora non c'è luce ma gli uccellini stanno già cinguettando felici e io faccio colazione con un cornetto Algida o con latte e Abbracci (della Mulino Bianco).

Piccolo ripassino, per chi non avesse capito di cosa parlavo:

martedì 4 giugno 2013

Devo trovare marito entro il 2018


La cinquenne mi ha dato cinque anni di tempo per trovare marito.
Non un fidanzato, uno con cui uscire, un compagno. No! Un marito.
Perché lei tra cinque anni, avrà già la veneranda età di dieci anni e potrà fare la comunione. "E vuoi venire alla mia comunione senza un marito?".
Assolutamente! Che sia mai!
Io non lo so, che tipo di mostro abbiamo creato ma più sto con lei e più ho paura. Dicono sia uguale a me da piccola.
Stessa sicurezza, stessa testardaggine, stessa linguaccia velenosa.
Secondo me no, perché lei è avanti anni. E' avanti anche se la paragono alla me di ora.
La cinquenne ha un fidanzato ma lo divide con due amiche, dice che non vuole forzarlo a scegliere da ora, tanto lo sa già che lui è suo e lo sarà per il resto dei suoi giorni.
"Si stancherà delle altre due e tornerà da me".
E come fai a contraddirla una che "lo sa già"?  Io non lo faccio di sicuro.
Questo fidanzatino fedifrago, l'altro giorno, le ha aperto la porta e l'ha lasciata passare per prima e poi, alla fine, le ha dato un bacio sulla guancia. Paraculi già da bambini.
Lei è tornata a casa come se avesse visto la Madonna e tutti i santi: "Emme, lui mi ha baciata!".
A me è preso un colpo pensando che  questi, all'asilo, già si baciano ma poi è prevalso il senso di tenerezza.
Perché la cinquenne ha gli occhi sognanti e le guance sempre rosa. Pensa al suo futuro e non ci vede crepe, come facevo io alla sua età e ancora dopo tanti anni.
Perché in questo siamo proprio uguali: guardiamo avanti e non ci fermiamo mai all'oggi e all'ora. Non so se sia una cosa buona o giusta, so che ho preso delle batoste niente male per questo, ma è così ed è tremendamente da noi pensare a cosa faremo tre due, cinque, dieci anni.
Mi piace il fatto che sappia chiedere quello che vuole, con forza e con tenacia. Che non si faccia fermare dagli altri, che non si faccia scoraggiare dalle amichette bionde e con gli occhi azzurri che hanno nomi che sanno di miele quando lei ha un nome così mascolino ("ma finisce per A, quindi è da femmina!").
Adesso vuole trovarmi marito e i candidati, in realtà, non sono molti. Nella lista c'è il mio ex, che a lei sta tanto simpatico, un suo compagnetto di scuola, che saranno mai 18 anni di differenza d'età nel 2013, e un mio collega che piuttosto la morte.
Quando ho rifiutato tutte le proposte, mi ha detto che sono difficile e che alla fine devo "solo trovare un marito". Abbiamo stretto un patto: lei cerca mio marito e io m'impegno a sposarlo entro il 2018.
Mi pare ragionevole.
Unica clausola è che non sia come Gabriel Garko che a lei piace tanto ma a me fa pietà. M'ha detto che non capisco niente e anche questa volta l'ho presa per buona.
Alla bambina piace quel genere lì: biondi, tristi e tendenti al gay. So che un giorno cambierà idea.


domenica 2 giugno 2013

I miei sogni hanno l'ansia


Ho sognato di fare un incidente.
Ero ferma ad un quadrivio, persa nei miei pensieri, quando un camion rosso - e grande - investe completamente la mia macchinina, azzurro "settimo cielo".
Dovrei essere morta e invece no.
La macchina dovrebbe essere distrutta e invece no.
Tutto è al suo posto, come se nulla fosse successo.
Il camion continua per la sua strada, si ferma solo un centinaio di metri più avanti.
Dovrei incazzarmi, scendere dalla macchina e urlare.
Dire: "Che cazzo fai?! Potevi ammazzarmi!" e invece no.
Resto sempre al centro di questo quadrivio e penso che alla fine sono viva, nessuno si è fatto male.
E allora, metto la prima con il cuore in gola e mentre guardo il camionista da lontano, decido di tornare a casa.
Tornare a casa o in qualsiasi altro posto che mi porti lontano. Perché la colpa è la sua, ed è evidente, ma metti che anche io ci ho messo il mio?
E allora, prendo e vado via perché le spiegazioni del camionista non le voglio e non voglio neanche che qualcuno mi urli contro e mi dica che, in fondo, è anche colpa mia.
Che in effetti, ero ferma a questo quadrivio e forse non avrei potuto starci o, magari, bastava che mi spostavo di un millimetro e lui sarebbe passato senza causare problemi.
Perché io, sono un problema per me ma non voglio essere un problema per gli altri. 
Il camionista era distratto: sarà stato preoccupato, stressato, avrà una moglie a casa e uno stipendio che è sempre troppo poco. 
Avrà delle preoccupazioni maggiori delle mie, più importanti.
O semplicemente non mi ha visto. Io così piccola e lui così grande.
Sono viva e questo è quello che conta davvero. 
Era un sogno, ma io ho ancora l'ansia.

La cosa preoccupante è che se succedesse davvero, so che penserei le stesse cose. E non solo per un camion che prende in pieno la mia macchina.