martedì 4 dicembre 2012

Fermi tutti.


Fermi. Fermi tutti, mi verrebbe da urlare ogni tanto.
Ma loro, chi mi ascolta, sono già fermi, immobili, bloccati. Senza speranza.
Esagero? 
Esagererei se non li vivessi ogni giorno, se non vedessi i loro occhi vuoti, se non sentissi sulla mia pelle le loro frustrazioni, le loro insoddisfazioni. Che sono anche le mie.
Fino a quando non ci vivi in una terra senza futuro non puoi capire. Pensi che giovane è bello, che tutto è divertente, che tanto il futuro aspetterà.
Ma non è vero niente. Non è vero perché questa parola, “futuro”, ce la ripetono tutti riempiendola di significati che capiscono solo loro. Ci fanno sentire piccoli e inadeguati.
Ci dicono: “Siete giovani choosy”. E noi, invece, di ribellarci, di sbattere i pugni, un po’ ci crediamo e diciamo che sì, forse, lo siamo davvero.
Forse, quelli sbagliati siamo noi.
Ma non è vero un cazzo. 
Cosa c’è di sbagliato nel sognare? Cosa nel desiderare una vita che non sia triste, monotona e che non ci piace?
Mi ricordo gli ultimi anni del liceo, quelli dove sognavamo la vita che veniva e 
ci travolgeva tutti con entusiasmo.
Mi ricordo di un Lui che mi guardava e diceva che avrei spaccato il mondo, se solo lo avessi voluto davvero. Poi quelle parole se l’è portate il vento.
Ricordo di sogni fatti di casa, di risate tra amici. 
“Poi vi sposate e noi veniamo a pranzo da voi ogni domenica!”.
La vita complice di amiche che sognano figli che saranno amici anche loro.
Eravamo dei ragazzini e il mondo ci sembrava in attesa solo di un nostro cenno. Come se non ci fossimo nient’altro che noi.
Ci dicevamo che noi, in questa terra, ci volevamo restare perché ci aveva regalato tanto.
Poi, qualcosa si rompe e lo capisci subito quando accade. Iniziano ad andarsene. Qualcuno per sempre. 
Roma, Milano, Torino, Bologna, Venezia. 
Quante lacrime ho versato davanti un gate? Quante volte ci siamo detti: “la distanza non cambierà le cose?”.
Tutte quelle parole sul restare insieme, sul vederci invecchiare, non hanno più alcun senso.
I pochi rimasti, sono pronti a prendere il volo in questi anni. Stanchi e nauseati dalla stessa città che ci ha cresciuto.
“Altri 5 minuti, solo altri 5!”. 

Fatemi sognare ancora una casa con il giardino, ditemi che un giorno saremo tutti insieme come un tempo a gioire dei nostri successi e a piangere dei dolori che verranno. 
Ditemi che un giorno avrò dei figli e che loro vi chiameranno per nome, che giocheranno insieme ai vostri figli, che andranno a fumare le prime sigarette nello stesso angolo nascosto dove lo facevamo noi.
Datemi la sicurezza di un sogno svanito, ancora per un po’.
Almeno, fatelo oggi.

Domani mi sveglierò meno nostalgica. E penserò alla mia partenza, che a questo punto non è neanche lontana.

2 commenti:

  1. Realisticamente eccellente, come sempre ;-)

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  2. Leggere le tue parole è come se leggessi dentro me stessa! Pensieri di quelle giornate tristi e malinconiche che non posso non condividere!

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